Qualche
giorno fa, i media avevano sparso queste notizie:
(qui sotto c'è quella originale della NASA:)
Asteroid
Is No Reason for Concern
Scientists
from NASA's Near Earth Objects Program continue to refine the
orbit of asteroid 2002 NT7,
a 2-kilometer (1.2-mile) object orbiting the Sun. "We fully
expect that more worldwide observations
of the asteroid will improve our current orbit calculations and
show that the object does not pose
any threat to Earth," said Dr. Don Yeomans, head of the NEO
program.
NASA maintains many search programs to find and understand these
space rocks.
Asteroid 2002 NT7 currently heads the list on our IMPACT RISKS
Page because of a low-probability Earth impact prediction for
February 1, 2019. While this prediction is of scientific
interest,
the probability of impact is not large enough to warrant public
concern.
Discovered on July 9, 2002 by the LINEAR (*) .team, asteroid
2002 NT7 is in an orbit,
which is highly inclined with respect to the Earth's orbit about
the sun and in fact nearly
intersects the orbit of the Earth.
(*)
LINEAR
"Linear
sta per Lincoln Laboratory Near-Earth Asteroid Research, un
programma di ricerca
automatico di corpi minori del sistema solare che incrociano lorbita
della Terra.
Ogni tanto accade che una cometa o asteroide cada nella rete e,
come vuole la tradizione, ad essa viene attribuito il nome dello
scopritore."
Ecco altre notizie diffuse in Italia:
Il libro
nero dell'astronomia Il terrore viene dal cielo come in Siberia
nel 1908. Sulla foresta di Tunguska cadde un meteorite del
diametro di un centinaio di metri. Loggetto era piccolo, ma
devastò la regione per 60 chilometri.
Non si è mai trovato il cratere, bastò londa durto
a provocare il disastro
25
luglio 2002 Analisi di Walter Ferreri
Chi vede per la prima volta la Luna al telescopio rimane colpito
dal grande numero di crateri, formazioni causate dallimpatto
di asteroidi e comete. Alla vista di tutte queste "cicatrici"
viene spontaneo chiedersi: perché la Luna è stata colpita così
tante volte e la Terra no? La risposta è che anche la Terra è
stata più volte bersaglio di corpi minori ma questi segni sono
stati cancellati o resi difficilmente riconoscibili dai movimenti
della crosta terrestre mentre altri (quelli dovuti a corpi più
piccoli) sono stati evitati grazie alla protezione della nostra
atmosfera. Si ritiene che il limite di dimensioni di un oggetto
cosmico per non raggiungere il suolo e venir distrutto dallatmosfera
si aggiri intorno ai 40 metri per oggetti metallici e ai 200 per
oggetti molto meno densi. Se questi urti sono avvenuti in
passato, è possibile che avvengano anche oggi? La risposta,
purtroppo, è sì, come ci ha ricordato la caduta di una cometa
su Giove nel luglio 1994 (la Shoemaker-Levy 9). Intendiamoci, le
probabilità sono molto basse, ma non sono nulle. Vi sarebbe una
periodicità secondo la quale sciami di comete (e probabilmente
asteroidi) potrebbero urtare la Terra circa ogni 26 milioni di
anni, con la conseguenza di catastrofi climatiche globali e lestinzione
di molte specie biologiche.Secondo Luis e Walter Alvarez, una
delle maggiori estinzioni sulla Terra si verificò nel periodo
Cretaceo-Terziario, circa 65 milioni di anni fa. Ciò
coinciderebbe con limpatto di una grande cometa o
asteroide, nellordine di 10 chilometri di diametro. Benché
questo evento venga ricordato per la morte dei dinosauri, esso
cancellò dalla Terra il 75 per cento di tutte le specie viventi
e il 90 per cento delle biomasse. Un impatto gigante è in grado
di produrre unenorme nube di polvere avvolgente la Terra
per molto tempo, forse per anni, impedendo così alla luce del
Sole di scaldare il suolo. Come conseguenza le piante
smetterebbero di crescere e verrebbe a mancare il sostentamento
per molte specie animali. Altri ricercatori suggeriscono
ulteriori effetti negativi, come avvelenamento dellatmosfera,
piogge acide, incendi di foreste a grande scala, Tsunami ed ere
glaciali. In tempi storici il solo grande impatto è levento
Tunguska, verificatosi il 30 giugno del 1908. In quelloccasione
un corpo proveniente dallo spazio da circa 50-100 metri di
diametro cadde in Siberia, provocando una devastazione nella
foresta sottostante per un diametro di 60 chilometri. Poiché non
è stato rinvenuto alcun cratere, si pensa che il corpo celeste
non sia arrivato fino al suolo ma che sia esploso frammentandosi
e vaporizzandosi nellatmosfera. Sarebbe stata quindi londa
durto a provocare la devastazione e non direttamente il
corpo celeste. Nonostante le piccole dimensioni delloggetto
impattante, lenergia liberata è stata nellordine di
50 megaton (50 milioni di tonnellate di tritolo).Di tempi molto
anteriori è limpatto che ha dato luogo al Meteorcrater
dellArizona o cratere Barringer. Questa formazione, da 1,2
chilometri di diametro, si ritiene originata circa 50 mila anni
fa da un corpo sui 50 metri di diametro. Probabilmente il
meteoroide aveva una massa di qualche milione di tonnellate ed
entrò nellatmosfera terrestre con una velocità compresa
fra 35 mila e 70 mila chilometri allora. Limpatto
dovette liberare unenergia pari a 10 megaton, 10 milioni di
tonnellate di tritolo, equivalente a quella di una grande bomba
nucleare. Anche se si tratta di un fenomeno un po diverso,
vale la pena di ricordare che molta preoccupazione accompagnò,
nel 1910, il ritorno della cometa di Halley. I calcoli mostrarono
che la cometa avrebbe investito la Terra con la sua coda e
soltanto due anni prima era stato scoperto che la coda delle
comete contiene ossido di carbonio. Gli astronomi spiegarono,
correttamente, che la bassissima densità delle code cometarie
non avrebbe avuto alcuna influenza negativa sulla nostra
atmosfera, ma questo non bastò a rassicurare molte persone, che
fuggirono lontano da casa (ma, poi, per andare dove?), altri si
rintanarono in grotte ed alcuni arrivarono addirittura ad
acquistare bombole di ossigeno per respirare durante lattraversamento
dei gas venefici della cometa.Poi tutto si risolse in un nulla;
si notò soltanto una luminosità leggermente anomala del cielo
notturno, peraltro notata solo da persone esperte nellosservazione
del cielo. Una grande fortuna si è avuta nel 1972, quando un
piccolo asteroide da qualche decina di metri di diametro arrivò
tangenzialmente sulla Terra. Latmosfera, con leffetto
cuscinetto, ne impedì lingresso e il grosso bolide si
allontanò nello spazio senza creare problemi. Non risulta, in
tempi storici, un impatto con un asteroide da almeno 2 chilometri
di diametro. Se un fatto del genere dovesse verificarsi, vi
sarebbe un rilascio di energia superiore a quello equivalente allintero
arsenale nucleare mondiale e la formazione di un cratere di
almeno 40 chilometri di diametro. Si potrebbe già innescare il
cosiddetto "inverno nucleare".E evidente che un
fatto del genere porterebbe alla distruzione totale di unarea
molto vasta e ad una distruzione parziale a livello di un
continente. Levento avrebbe ripercussioni catastrofiche su
tutta lumanità, pur non mettendo a rischio la
sopravvivenza della nostra specie. Fortunatamente questo quadro
catastrofico appare comunque improbabile in quanto lasteroide
2002 NT7, che dovrebbe passare molto vicino alla Terra nel 2019 (quasi
sfiorarla da un punto di vista astronomico), non dovrebbe
colpirci. La preoccupazione deriva dal fatto che questi piccoli
corpi (sempre su scala astronomica!) risentono delle
perturbazioni indotte dagli altri corpi del sistema solare e
quindi non è possibile calcolare con assoluta precisione quale
sarà il loro percorso esatto fra 17 anni. A questo proposito,
proprio in Italia, è presente un gruppo di ricercatori tra i più
abili del mondo nel calcolo delle orbite e nelle previsioni
future delle posizioni degli asteroidi. La Nasa si è rivolta
anche a loro per una conferma dei dati che appaiono scaturire
dalle prime osservazioni. Come si vede gli asteroidi sono corpi
celesti piccoli ma talvolta insidiosi, anche se lesperienza
degli anni scorsi insegna che spesso ci si è preoccupati
eccessivamente di un loro possibile e imminente impatto con il
nostro pianeta.
Un
asteroide in collisione con la Terra nel 2019 Con
un diametro di due chilometri, potrebbe distruggere un continente
25 luglio
2002 di Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK
Nella notte fra l'8 ed il 9 luglio i due astronomi che lavorano e
vivono solitari nella piccola struttura del "Lincoln Near
Earth Asteroid Research Project", nel deserto del New
Mexico, hanno osservato per la prima volta un asteroide gigante,
di circa due chilometri di diametro con unorbita di 837
giorni intorno al Sole. Come avviene in questi casi il primo
compito è stato quello di calcolare il rischio di impatto con la
Terra. Sono state necessarie duecento misurazioni in poco più di
dieci giorni per arrivare ad una conclusione scientificamente
credibile e la data prevista è vicina come mai prima, il 1°
febbraio 2019, fra soli 17 anni.Mai un asteroide è stato
identificato nel cosmo in una rotta di collisione con l'orbita
della Terra così breve. Mark Mulrooney, uno dei due astronomi
del "Lincoln Site", ha avvisato la Nasa e da una
settimana il nuovo asteroide - denominato "2002 NT7" -
è braccato 24 ore su 24 dai telescopi dell'intero Nordamerica.
La conferma del rischio per il nostro Pianeta è venuta con la
classificazione dell'asteoride in base alla "Scala Palermo",
che misura la distanza dalla data di impatto: per la prima volta
il dato numerico - 0,06 - è in positivo, indicando che l'impatto
è possibile. Nella necessità di ottenere più informazioni
possibili sui movimenti nel cosmo del gigantesco composto di
materia la Nasa ha chiesto, e ottenuto, il contributo del Centro
di osservazione dell'Università di Pisa. Il 1° febbraio del
2019 l'impatto dovrebbe avvenire a una velocità di 28 chilometri
al secondo, sufficiente a spazzare via un intero Continente e a
modificare il clima sulla Terra per le prossime generazioni,
mettendo a rischio molte forme di vita e causando cambiamenti
catasfrofici per la popolazione. La Nasa non nega il rischio
potenziale, ma la possibilità che l'impatto avvenga davvero -
aggiunge - è "minima". "Un oggetto di queste
dimensioni è possibile che colpisca la Terra una volta ogni
alcuni milioni di anni. Dalle rilevazioni che continuiamo a fare
sembra che la minaccia sia destinata ad allontanarsi", ha
dichiarato Donald Yeomans, portavoce del Jet Propulsion
Laboratory di Pasadena, in California. I prossimi diciotto mesi,
afferma ancora la Nasa, saranno decisivi per determinare se
"2002 NT7" possa davvero sconvolgere la vita sulla
Terra. Resta il fatto che il rischio dimpatto mai era stato
così alto sulla "Scala Palermo" e per la Nasa si
tratta del secondo allarme in poche settimane: nel mese scorso
infatti un altro telescopio privato aveva scoperto che un
asteroide grande quanto un campo da calcio era passato tre giorni
prima a circa 135 mila chilometri dalla Terra - una distanza
molto ravvicinata in termini astronomici - senza che nessuno se
ne fosse accorto. La combinazione fra i due eventi dà modo ai
centri di osservazione privati degli Stati Uniti - presenti
soprattutto in New Mexico e Nevada - di rilanciare la polemica
contro l'amministrazione Bush per aver deciso lo scorso anno di
tagliare i fondi pubblici ai telescopi che scrutano lo spazio e
anche alla Nasa. "Se avessimo avuto un telescopio ancora
funzionante forse questo asteroide lo avremmo visto anche noi",
si lamenta la portavoce dell'"Apache Point of Observation",
sottolineando che "il taglio dei finanziamenti ha avuto un
impatto brusco sull'attività dell'intero settore".La
polemica è aspra perché fra gli astronomi è forte la
convinzione che sia necessario procedere in direzione opposta ai
tagli al fine di iniziare a studiare metodi e strumenti per
tentare di intercettare e neutralizzare un asteroide qualora la
collisione diventasse inevitabile."La domanda sull'impatto
di un asteroide non è se ma quando avverrà - spiega Leon Jaroff
della "Nasa Ames Space Science Division" - e alcuni
scienziati a Los Alamos e ai Livermore National Laboratories
stanno già immaginando una varietà di sistemi di difesa, come
usare esplosioni nucleari artigianali per polverizzare gli
asteroidi o deviarne il corso". "Prima o poi è
assolutamente certo che ci troveremo di fronte un oggetto in
rotta di collisione - conferma l'astronomo Benny Peiser,
dell'Università di Liverpool, in Gran Bretagna - e dunque
dovremo tentare di abbatterlo: serviranno almeno trentanni
di lavoro scientifico per riuscirci, dunque prima si inizia a
farlo, meglio è.
Se l'impatto fosse nel 2019 non saremmo più in tempo".
Una
vela per modificarne la traiettoria DallInghilterra
unoriginale soluzione che consentirebbe dimpedire limpatto
25 luglio
2002 di Maria Chiara Bonazzi
LONDRA - Sull'asteroide che potrebbe annientare un continente gli
scienziati degli osservatori britannici, a cui il governo di
Blair ha promesso di stanziare un bilancio per l'individuazione
precoce degli "oggetti che si avvicinano alla Terra" e
sulle contromisure da prendere nel caso di pericolo reale, sono
già in azione per tener d'occhio il suo percorso. Prima di
sapere se 2002 NT7 ci cascherà sulla testa ci sono ancora molte
variabili da verificare, come spiega Paul Murdin, eminente
scienziato del Cambridge Institute of Astronomy che collabora con
il governo britannico alla formazione di una task force
internazionale per studiare le risposte politiche e tecnologiche
a eventuali impatti con asteroidi. Prima di tutto, l'orbita:
"Ciò che non è chiaro è se questo asteroide colpirà la
Terra. Certamente le passerà vicino. Siamo cioé in zona tiro.
Per sapere se ci scanserà ci vorranno alcuni mesi". Poi
bisognerà conoscere la morfologia di questo asteroide."Se
2002 NT7 si rivelasse una minaccia, una delle cose interessanti
che vorremmo sapere è se è fatto come una roccia o come un
mucchio di sassi". La tecnica per deviarlo sarebbe infatti
molto diversa. "Se sapessimo con sufficiente anticipo di un
eventuale impatto, si potrebbe montare una grossa vela
sull'asteroide, che anziché essere sospinta dal vento, sarebbe
sospinta dal sole. Con una piccola spinta e una grossa vela,
costruita con una plastica speciale, si potrebbe deviare la
traiettoria. Ma non si può mettere una vela su un asteroide
composto di piccoli sassi singoli. La decisione a quel punto
sarebbe politica e tecnologica". Il punto dell'ipotetico
impatto cambierebbe lo scenario. Se l'asteroide atterrasse su un
continente, l'impatto causerebbe al pianeta "un occhio nero".
L'eventualità peggiore, azzarda il professor Murdin, sarebbe
quella di un impatto in mare. "La gigantesca ondata,o
tsunami, che ne deriverebbe, sarebbe pericolosissima. Gran parte
della popolazione mondiale vive in prossimità del mare". E
quella meno peggiore? "Se finisse sull'Antartide".
Sarebbe un bel guaio per i pinguini, ma un male minore per
l'umanità. Comunque, secondo il professor Murdin, così come
stanno le cose oggi la probabilità che l'asteroide ci colpisca
è molto bassa : "Una su un milione, più o meno come quella
di morire in un incidente aereo". Il confronto tra
probabilità, effetti e vicinanza nel tempo di un impatto con
"2002 NT7" induce un altro astronomo,il dottor Benny
Peiser della Liverpool John Moores University, a dire: "Questo
asteroide è decisamente rilevante perché è grosso e perché il
suo impatto sarebbe altamente significativo". Vale a dire
catastrofico? "Per ora non possiamo escluderlo, anche se
bisognerebbe che fossimo proprio sfortunati".Il fatto più
rassicurante, per il momento, è che l'asteroide non ci sfuggirà
da sotto il naso: sarà visibile ancora per 18 mesi, un periodo
più che sufficiente a determinarne il percorso futuro. "Con
le duecento osservazioni raccolte finora, l'arco della sua orbita
che siamo in grado di descrivere è ancora molto corto". Ma
il dottor Peiser avverte: "La soglia delle dimensioni di un
asteroide in grado di causare un disastro globale è di un
chilometro di diametro. Dunque 2002 NT7 è molto grosso. Possiamo
dire con grande convinzione che ci aspettiamo di escludere la
probabilità di questo impatto. Comunque è bene ricordare che il
pericolo più grande non viene tanto dagli asteroidi che
conosciamo, bensì da quelli che non conosciamo, inclusi quelli
più piccoli, che potrebbero minacciare la Terra in qualunque
momento".
ANDREA
MILANI, MATEMATICO DELLUNIVERSITA DI
PISA "Una
probabilità su settantamila" (in
percentuale è lo: 0.0000059%) Sulla
"scala di Palermo" il più alto grado di pericolo mai
rilevato
25 luglio
2002 Intervista di Jacopo Iacoboni
Dal monolite di "2001 Odissea nello spazio" allasteroide
del diametro di due chilometri che sarebbe in rotta di collisione
con la terra e potrebbe piombarci il 1 febbraio 2019, il passo in
fondo non è lunghissimo. "Un rischio che questo asteroide
ci cada in testa cè, ed è il più alto mai calcolato.
Naturalmente restiamo calmi: parliamo pur sempre di una
possibilità su settantamila". Andrea Milani, matematico
dellUniversità di Pisa, guida il team di ricercatori che
fa i calcoli "per tutti gli osservatori del pianeta" e
ne dà conto ogni giorno sul sito del Dipartimento di Matematica(newton.dm.unipi.it/neodyf).
La notizia rilanciata da Bbc e Cnn la commenta così: la minaccia
di 2002 NT7 è "quasi reale".Il problema, dice, sta
tutto in quel "quasi".Cè motivo di preoccuparsi?
"Secondo le osservazioni astronomiche, abbiamo di fronte lasteroide
più pericoloso mai avvistato: i calcoli delle ultime ore dicono
questo. Però attenzione, la probabilità che lorbita
impatti sulla terra resta limitata, una su settantamila".
Insomma, gli americani esagerano? "Un po di allarmismo
cè, e invece bisognerebbe stare attenti a non scatenare un
effetto di al lupo al lupo. Il che non vuol dire che
non bisogna tenere alta la guardia, proseguire gli studi e le
osservazioni. Perché è vero che si parladi probabilità, che le
orbite sono incerte e vengono ricalcolate quotidianamente. Ma è
altrettanto vero che sulla scala di Palermo il grado
di pericolosità di questo asteroide è il più alto mai rilevato".
Cosè e come funziona questa scala di Palermo?"È
un sistema di misurazione messo a punto da un gruppo di ricerca
al quale ho collaborato: misura limportanza di un evento in
rapporto al background, cioè calcola la pericolosità di un
fatto celeste paragonandola al rischio medio di quellevento.
Quando il rischio è superiore a zero, vuol dire che levento
è più pericoloso della media". AllUniversità di
Pisa lei coordina un gruppo di ricercatori che osservano i "Near
earth object" (Neo), gli oggetti vicini alla Terra, e ne
aggiornano quotidianamente dati e possibili evoluzioni. Come
lavorate? "I calcoli li fanno il robot Clomon 2 e il sistema
di calcolo Sentry, del Jet Propulsion Lab di Pasadena (Usa). Noi
in pratica curiamo il software. Da Harvard, Massachusetts,
riceviamo ogni giorno, via Internet, i dati degli osservatori di
tutto il mondo. Il nostro lavoro consiste nel prevedere le orbite
per tenere in osservazione gli asteroidi". LItalia può
anche essere unoasi di eccellenza, non solo la stazione di
partenza dei cervelli verso lestero."Beh, abbiamo due
dei centri più sviluppati nel mondo, il terzo è negli Stati
Uniti. E anche la Nasa si rivolge a noi. Però ricordiamolo,
riceviamo un decimo dei finanziamenti che hanno loro per questo
genere di ricerche". Il rischio rappresentato da "2002
NT7" è di uno su settantamila. Se invece fosse del cento
per cento che cosa potremmo fare?"La prima contromisura è
quotidiana: bisogna osservare, quindi decidere se un asteroide ci
può cadere in testa oppure no. Solo dopo possiamo cercare di
deviarlo: esistono mezzi tecnici per farlo. A me non piace lidea
di bombardare asteroidi con lenergia nucleare: troppo
pericolosa, i frammenti potrebbero causare danni non minori dellasteroide
stesso. Molto meglio un progetto dellAgenzia spaziale
europea (Ase) al quale partecipo: si chiama Don Chisciotte
e consiste nel tentativo di deflettere un asteroide con lenergia
cinetica. In pratica, gli si spara addosso un veicolo spaziale ad
alta velocità". Professore, era il sogno del vecchio dottor
Spock... "Già, la fantascienza di solito punta sul
nuclearecome arma anti-asteroidi. Hollywood, soprattutto,
immagina gli scienziati come cowboy del cielo per i quali conta
la potenza di fuoco. Io penso che contino di più conoscenza e
capacità di controllo".
Ma... Arci vi dice: State
tranquilli!! Il
tutto si è ridimensionato e... di molto!
Infatti, quando sono state distribuite le effemeridi orbitali di 2002
NT7, avevo notato subito che
c'era qualcosa che non andava, perchè: inseriti i dati nel mio
programma astronomico,
come risultato ho avuto questo:
Come
si può notare dal clip che avete appena visto, l'avvicinamento
dell'asteroide 2002 NT7,
non solo non corrisponde alla data diffusa in un primo momento, (01-02-2019)
ma... ci passerà a ben 0.228 U.A (nella costellazione
della Vergine con magn. +15.6)
Il chè vuol dire: 34 milioni di km e non... a
poche decine di migliaia di km come era stato previsto.
...Successivamente, anche la NASA ha ridimensionato di molto
l'evento, che...
guarda il caso, corrisponde quasi...quasi alla mia simulazione:
Ok, statemi tutti
bene!
Noi... ci rivediamo tra qualche giorno nella seconda parte del servizio che parlerà
di:
2002 MN, l'asteroide che a
giugno ci ha "sfiorato" a soli 129.000 km e 2002
NY40,
un nuovo asteroide di 800 metri che passerà a
circa 600.000
km dalla
Terra
e vi accennerò qualcosa sulle "stelle cadenti"...le perseidi del 12 agosto.