Pianeti Ipotetici
di Paul Schlyter
Aggiornato, condensato ed edito in tre parti da:
Galeazzo Arcibalbo di Romagna
Terza parte:
C'è stato un gran numero di oggetti che gli astronomi pensavano esistessero, 
ma che poi sono 'spariti'. Qui ci sono le loro storie:
Prima parte : (già pubblicata): click Per leggerla
  1°) Vulcano, il pianeta prima di Mercurio 
  2°) La Luna di Mercurio 
  3°) Neith, la Luna di Venere 
  4°) La Seconda Luna della Terra 

Seconda parte : (già pubblicata): click Per leggerla
  5°) Le Lune di Marte 
  6°) Il 9° e il 10° Satellite di Saturno
  7°) le sei lune di Urano

Terza parte: (è quella che ora leggete)
  8°) Il Pianeta X 
  9°) Nemesis, la stella compagna del Sole 
  -  Riferimenti -

Il Pianeta X, 1841-1992
Nel 1841, John Couch Adams cominciò a studiare le perturbazioni nel moto di 
Urano. Nel 1845, vi si dedicò anche Urbain Le Verrier. Adams presentò due 
possibili soluzioni al problema, ipotizzando che le deviazioni fossero causate 
dalla gravità di un pianeta sconosciuto. Adams tentò di presentare le sue 
deduzioni all'osservatorio di Greenwich, ma poiché era giovane e sconosciuto, 
non venne preso sul serio. Urbain Le Verrier presentò i suoi risultati nel 1846, 
ma la Francia non aveva le risorse necessarie per localizzare il pianeta. Le 
Verrier si rivolse allora all'osservatorio di Berlino, dove Galle e il suo 
assistente d'Arrest trovarono Nettuno nella sera del 23 settembre 1846. Oggi, 
Adams e Le Verrier condividono la gloria di aver previsto l'esistenza e 
la posizione di Nettuno. 
(Ispirato da questo successo, Le Verrier affrontò il problema delle 
deviazioni dell'orbita di Mercurio e arrivò a suggerire l'esistenza di un 
pianeta intra-mercuriale, Vulcano, che poi si rivelò essere inesistente.) 
Il 30 settembre 1846, una settimana dopo la scoperta di Nettuno, Le Verrier 
dichiarò che ci sarebbe potuto essere un altro pianeta sconosciuto. Il 10 
ottobre venne scoperta la grande luna di Nettuno, Tritone, la quale fornì una 
facile maniera per determinare accuratamente le massa di Nettuno, che si rivelò 
essere più grande del 2% di quanto calcolato in base alle perturbazioni di 
Urano. Sembrava che le deviazioni nel moto di Urano fossero causate da due 
pianeti; inoltre l'orbita reale di Nettuno apparve significativamente diversa 
dalle orbite previste da Adams e da Le Verrier. 
Nel 1850 Ferguson stava osservando il moto dell'asteroide Hygeia. Un lettore 
della relazione di Ferguson fu Hind, il quale passò in rassegna le stelle usate 
come riferimento da Ferguson: Hind non fu capace di trovare una di queste 
stelle. E neppure Maury, al Naval Observatory, fu in grado di trovarla. Per 
alcuni anni si ritenne che questa fosse l'osservazione di un altro pianeta, ma 
nel 1879 venne avanzata una differente spiegazione: Ferguson aveva fatto un 
errore registrando la sua osservazione. Quando l'errore fu corretto, si trovò 
un'altra stella che collimava perfettamente con la 'stella mancante'. 
Il primo tentativo serio di trovare un pianeta trans-nettuniano venne fatto 
nel 1877 da David Todd. Egli utilizzò un "metodo grafico", e malgrado 
l'inconcludenza nei confronti delle variazioni di Urano, calcolò gli elementi 
per un pianeta oltre Nettuno: distanza media 52 UA, periodo 375 anni, 
magnitudine inferiore a 13. La sua longitudine per il 1877 era di 170 gradi, con 
una incertezza di 10 gradi; l'inclinazione era di 1,40 gradi e la longitudine 
del nodo ascendente era pari a 103 gradi. 
Nel 1879, Camille Flammarion aggiunse un altro elemento a favore 
dell'esistenza di un pianeta al di là di Nettuno. Gli afeli delle comete 
periodiche tendono a raggrupparsi intorno all'orbita dei pianeti maggiori: Giove 
ha la maggior parte di tali comete, ma anche Saturno, Urano e Nettuno ne hanno 
alcune. Flammarion trovò due comete, 1862 III con un periodo di 120 anni e un 
afelio a 47,6 UA, e 1889 II, con un periodo un po' maggiore e un afelio a 49,8 
UA. Flammarion suggerì che il pianeta ipotetico si muoveva probabilmente a 45 UA. 
Un anno dopo, nel 1880, il professor Forbes pubblicò un saggio riguardante 
gli afeli delle comete e la loro relazione con le orbite planetarie. Verso il 
1900 si conoscevano cinque comete il cui afelio era esterno rispetto all'orbita 
di Nettuno: quindi Forbes suggerì che ci fosse un pianeta trans-nettuniano alla 
distanza di 100 UA, e un altro a 300 UA, con un periodo, rispettivamente,
 di 1000 e 5000 anni. 
Durante i successivi cinque anni, parecchi astronomi e matematici 
pubblicarono le loro opinioni su ciò che poteva trovarsi nelle zone esterne del 
sistema solare. Gaillot, dell'Osservatorio di Parigi, ipotizzò due pianeti 
trans-nettuniani a 45 e 60 UA. Thomas Jefferson Jackson See previde tre pianeti 
trans-nettuniani: "Oceano" a 41,25 UA e con un periodo di 272 anni, 
"Trans-oceano" a 56 UA e con un periodo di 420 anni, e infine un terzo corpo a 
72 UA e con un periodo di 610 anni. Nel 1902, il dottor Theodor Grigull di 
Munster, Germania, ipotizzò un pianeta delle dimensioni di Urano a 50 UA e con 
un periodo di 360 anni, che egli chiamò "Ade". Grigull basò i suoi studi 
soprattutto sulle orbite delle comete i cui afeli erano al di là di Nettuno, con 
un controllo incrociato sulla spinta gravitazionale che tale corpo dovrebbe 
produrre sulle deviazioni del moto di Urano. Nel 1921 Grigull corresse il 
periodo orbitale di "Ade" in 310-330 anni, al fine di concordare con 
le deviazioni osservate. 
Nel 1900, Hans-Emil Lau, di Copenhagen, pubblicò gli elementi di due pianeti 
trans-nettuniani: distanza 46,6 e 70,7 UA, massa 9 volte e 47,2 volte quella 
terrestre, magnitudine del più interno pari a circa 10-11. Le longitudini di 
questi corpi ipotetici per il 1900 erano di 274 e 343 gradi, entrambe con 
un'ampia incertezza di 180 gradi. 
Nel 1901, Gabriel Dallet ipotizzò un pianeta a 47 UA, con una magnitudine di 
9,5-10,5 e una longitudine per il 1900 di 358 gradi. Lo stesso anno Theodor 
Grigull calcolò la longitudine di un pianeta al di là di Nettuno a meno di 6 
gradi dal pianeta di Dallet, e in seguiti ridusse la differenza a 2,5 gradi. Si 
pensò che questo pianeta fosse ad una distanza di 50,6 UA. 
Nel 1904, Thomas Jefferson Jackson See suggerì tre pianeti trans-nettuniani, 
a 42,25, 56 e 72 UA. Il pianeta interno aveva un periodo di 272,2 anni e una 
longitudine per il 1904 di 200 gradi. Un generale russo di nome Alexander 
Garnowsky propose ben quattro pianeti ipotetici, ma non riuscì a fornire 
alcun dettaglio al loro riguardo. 
Le previsioni più circostanziate per il "Trans-Nettuno" furono entrambe di 
origine americana: quella di Pickering, in "A search for a planet beyond 
Neptune" (Annals Astron. Obs. Harvard Coll, vol LXI part II 1909), e quella di 
Percival Lowell, in "Memoir on a trans-Neptunian planet" (Lynn, Mass 1915). Tali 
scritti riguardavano il medesimo oggetto, ma usavano metodi diversi e arrivarono 
a diversi risultati. 
Pickering utilizzò una analisi grafica e suggerì un "Pianeta O" a 51,9 UA, 
con un periodo di 373,5 anni, una massa doppia di quella terrestre e una 
magnitudine di 11,5-14. Nei successivi 24 anni, Pickering ipotizzò ben altri 
otto pianeti al di là di Nettuno. I risultati di Pickering fecero sì che Gaillot 
rivedesse le distanze dei suoi due pianeti trans-nettuniani a 44 e 66 UA, e 
attribuisse loro masse pari a 5 e 24 masse terrestri. 
In tutto, dal 1908 al 1932, Pickering arrivò a proporre sette pianeti 
ipotetici, O, P, Q, R, S, T e U. Ma gli elementi da lui calcolati alla fine per 
O e P definiscono due corpi diversi da quelli originariamente previsti, cosiccé 
il numero può essere portato a nove: certamente un record nella previsione 
planetaria! La maggior parte delle previsioni di Pickering sono interessanti 
solo come curiosità. Nel 1911 Pickering suggerì che il pianeta Q avesse una 
massa di 20.000 masse terrestri, rendendolo 63 volte più massiccio di Giove 
ovvero 1/6 della massa del Sole, pari quasi alla massa minima di una stella. 
Pickering disse che questo pianeta Q aveva una orbita molto ellittica. 
Negli ultimi anni la sua attenzione si concentrò soltanto sul pianeta P. Nel 
1928 ridusse la sua distanza da 123 a 67,7 UA e il suo periodo da 1400 a 556,6 
anni, e gli attribuì una massa pari a 20 masse terrestri e magnitudine 11. Nel 
1931, dopo la scoperta di Plutone, pubblicò un'altra orbita ellttica per P: 
distanza 75,5 UA, periodo 656 anni, massa 50 volte la Terra, eccentricità 0,265, 
inclinazione 37 gradi; questi dati erano molto simili a quelli enunciati nel 
1911. Il pianeta S, proposto nel 1928 e fornito di elementi orbitali nel 1931, 
venne collocato a 48,3 UA (vicino al Pianeta X di Lowell, che era a 47,5 UA), 
con un periodo di 336 anni, massa 5 volte la Terra, magnitudine 15. Nel 1929 
Pickering propose il pianeta U, ad una distanza di 5,79 UA e con un periodo di 
13,39 anni, cioè appena più all'esterno dell'orbita di Giove: la sua massa era 
pari a 0,045 masse terrestri e la sua eccentricità 0,26. L'ultimo dei pianeti di 
Pickering è il pianeta T, proposto nel 1931, ad una distanza di 32,8 UA e con un 
periodo di 188 anni. 
I diversi elementi per il pianeta O erano questi; 
    Dist media  Periodo      Massa     Magnitudine  Nodo  Incl Longitudine
     1908    51,9      373,5  a   2 Terre     11,5-13,4               105,13
1919    55,1      409     a                 15              1 00      15
1928    35,23     209,2  a  0,5 Terre   12__________________
Percival Lowell, assai noto per aver proposto i canali di Marte, costruì un 
osservatorio privato a Flagstaff, Arizona. Lowell chiamò il suo pianeta 
ipotetico Pianeta X, e svolse varie ricerche per trovarlo, ma senza successo. La 
prima ricerca del Pianeta X terminò nel 1909, ma nel 1913 iniziò una seconda 
ricerca, con una nuova previsione: epoca 01-01-1850, longitudine media 11,67 
gradi, longitudine del perielio 186 gradi, eccentricità 0,228, distanza media 
47,5 UA, longitudine del nodo ascendente 110,99 gradi, inclinazione 7,30 gradi, 
massa 1/21000 della massa solare. Tra il 1913 e il 1915 Lowell e altri astronomi 
cercarono invano questo pianeta X. Nel 1915, Lowell pubblicò i suoi risultati 
teorici riguardo al Pianeta X. La cosa ironica è che proprio in quell'anno, nel 
1915, al Lowell Observatory vennero registrate due deboli immagini di Plutone, 
sebbene non fossero riconosciute come tali se non dopo la scoperta di questo 
pianeta (1930). Il fallimento di Lowell nella ricerca del Pianeta X fu la più 
grande delusione della sua vita. Durante i suoi ultimi due anni non passò molto 
tempo nelle ricerche: Lowell morì nel 1916. Nelle quasi 1000 lastre realizzate 
nella seconda ricerca c'erano 515 asteroidi, 700 stelle variabili e 2 immagini di Plutone! 
La terza ricerca del Pianeta X cominciò nell'aprile 1927: nei primi due anni 
non venne fatto alcun progresso. Nel dicembre 1929 un giovane contadino e 
astrofilo del Kansas, Clyde Tombaugh, venne assunto perché desse una mano nella 
ricerca. Tombaugh iniziò a lavorare nell'aprile 1929. Il 23 e il 29 gennaio 
1930, Tombaugh realizzò la coppia di lastre sulle quali riuscì a trovare 
Plutone, quando le esaminò il 18 febbraio.
 Fino a quel giorno egli aveva esaminato centinaia di lastre e milioni di stelle.
 La ricerca del Pianeta X era giunta al termine. 
Oppure no? Sfortunatamente il nuovo pianeta, poi chiamato Plutone, si rivelò 
essere troppo piccolo, forse con una massa pari alla Terra, ma più probabilmente 
soltanto 1/10 della massa terrestre o meno (nel 1979, quando venne trovato il 
satellite di Plutone Caronte, si scoprì che la coppia Plutone-Caronte aveva una 
massa pari a solo 1/1000 di quella terrestre!). Il Pianeta X, se causava quelle 
perturbazioni dell'orbita di Urano, doveva essere molto più grande! Tombaugh 
continuò la sua ricerca per altri 13 anni, ed esaminò il cielo dal polo nord 
celeste fino a 50 gradi di declinazione sud, raggiungendo la magnitudine 16-17, 
e talvolta anche 18. Tombaugh prese in esame quasi 90 milioni di immagini per un 
totale di quasi 30 milioni di stelle su più di 30.000 gradi quadrati del cielo. 
Trovò un nuovo ammasso globulare, 5 nuovi ammassi aperti, un nuovo superammasso 
di 1800 galassie e vari ammassi di galassie minori, una nuova cometa, circa 775 
nuovi asteroidi: ma nessun nuovo pianeta eccetto Plutone. Tombaugh concluse che 
non esisteva nessun pianeta sconosciuto che fosse più luminoso della magnitudine 
16,5: solo un pianeta su un'orbita polare e situato presso il polo sud celeste 
avrebbe potuto sfuggire alla sua rilevazione. Si sarebbe dovuto trovare un 
pianeta delle dimensioni di Nettuno ad una distanza pari a 7 volte quella di 
Plutone, oppure un pianeta delle dimensioni di Plutone a 60 UA. 
La denominazione del nuovo pianeta è una storia a sé. I primi suggerimenti 
per il suo nome furono: Atlante, Zymal, Artemide, Perseo, Vulcano, Tantalo, 
Idana, Crono. Il New York Times suggerì Minerva, altri giornalisti proposero 
Osiris, Bacco, Apollo, Erebo. La vedova di Lowell suggerì Zeus, ma poi cambiò 
idea e avanzò il suo stesso nome, Constance. Molti erano dell'opinione che il 
pianeta dovesse chiamarsi Lowell. Il personale del Flagstaff Observatory, dove 
il pianeta era stato scoperto, suggerì Crono, Minerva e Plutone. Alcuni mesi più 
tardi il pianeta venne ufficialmente denominato Plutone. Questo nome era stato 
in orgine proposto da Venetia Burney, una scolara di 11 anni di Oxford, Inghilterra.
La primissima orbita calcolata per Plutone vedeva una eccentricità di 0,909 e 
un periodo di 3000 anni! Ciò diede origine a qualche dubbio se si trattasse di 
un pianeta oppure no. Tuttavia alcuni mesi più tardi vennero ottenuti degli 
elementi orbitali notevolmente migliori. Qui di seguito c'è una comparazione tra 
gli elementi orbitali del Pianeta X di Lowell, il Pianeta O di Pickering e 
 Plutone: 
                                            Lowell's X    Pickering's O  Pluto
a (distanza media)           43,0           55,1          39,5
e (eccentricità)              0,202          0,31          0,248
i (inclinazione)                 10             15            17,1
N (longit. nodo ascend.)   (non prev)   100          109,4
W (longit. perielio)         204,9           280,1         223,4
T (data del perielio)      Feb 1991     Gen 2129   Set 1989
u (moto medio annuale)  1,2411          0,880         1,451
P (periodo, anni)             282             409,1         248
T (data del perielio)       1991,2          2129,1        1989,8
E (longit. 1930,0)           102,7           102,6         108,5
m (massa, Terra=1)           6,6             2,0           0,002
M (magnitudine)              12-13           15            15
Era molto difficile determinare la massa di Plutone. Vennero fatte varie 
stime in tempi diversi: il problema non venne risolto finché James W. Christy 
non scoprì la luna di Plutone Caronte nel giugno 1978, quando si dimostrò che 
Plutone ha una massa pari al 20% di quella della nostra Luna! Ciò rese Plutone 
del tutto inadeguato per produrre sensibili perturbazioni gravitazionali su 
Urano e Nettuno. Plutone non poteva essere il Pianeta X di Lowell: il pianeta 
trovato non era il pianeta cercato. Quello che sembrava un altro trionfo della 
meccanica celeste si rivelò essere un frutto del caso, o piuttosto 
dell'intelligenza e della precisione della ricerca di Tombaugh. 
      La massa di Plutone: 
Crommelin, 1930:    0,11      (masse terrestri)
    Nicholson, 1931:     0,94
    Wylie, 1942:          0,91
    Brouwer, 1949:       0,8-0,9
    Kuiper, 1950:         0,10
    1965:                  <0,14    (occultazione di una debole stella da parte di Plutone)
    Seidelmann, 1968:   0,14
    Seidelmann, 1971:   0,11
    Cruikshank, 1976:   0,002
    Christy, 1978:        0,002   (scoperta di Caronte)
Per breve tempo si sospettò l'esistenza di un altro pianeta trans-nettuniano, 
secondo quanto riferito il 22 aprile 1930 da R.M. Stewart di Ottawa, Canada, 
sulla base di lastre realizzate nel 1924. Crommelin ne calcolò un'orbita: 
distanza 39,82 UA, nodo ascendente 280,49 gradi, inclinazione 49,7 gradi! 
Tombaugh cercò il "corpo di Ottawa" senza trovarlo. 
Parecchie altre ricerche vennero effettuate invano. 
Nel frattempo Pickering continuava a prevedere nuovi pianeti (vedi sopra). 
Anche altri predicevano l'esistenza di nuovi pianeti su basi teoriche (lo stesso 
Lowell aveva suggerito un secondo pianeta trans-nettuniano a 75 UA). Nel 1946, 
Francis M.E. Sevin propose un pianeta a 78 UA. Ne dedusse l'esistenza da un 
curioso metodo empirico in base al quale egli suddivise i pianeti e l'asteroide 
stravagante Hidalgo in due gruppi di corpi interni ed esterni: 
   Gruppo I :    Mercurio  Venere   Terra    Marte  Asteroidi  Giove
   Groppo II:      ?       Plutone  Nettuno  Urano  Saturno    Hidalgo
Quindi sommò i logaritmi dei periodi di ciascuna coppia di pianeti, trovando 
una risultato quasi costante di circa 7,34. Assumendo che questa somma fosse 
valida anche per Mercurio e il pianeta trans-plutoniano, arrivò al periodo di 
circa 677 anni per il "Trans-Plutone". In seguito Sevin pubblicò una serie 
completa di elementi per questo nuovo pianeta: distanza 77,8 UA, periodo 685,8 
anni, eccentricità 0,3, massa 11,6 masse terrestri. La sua previsione suscitò 
scarso interesse fra gli astronomi. 
Nel 1950, K. Schutte di Monaco utilizzò i dati di otto comete periodiche per 
suggerire un pianeta al di là di Plutone, a 77 UA. Quattro anni più tardi, H.H. 
Kitzinger di Karlsruhe, usando le stesse otto comete, estese e migliorò il 
lavoro, localizzando il supposto pianeta a 65 UA, con un periodo si 523,5 anni, 
un'inclinazione orbitale di 56 gradi e una magnitudine stimata pari a 11. Nel 
1957, Kitzinger riprese in considerazione il problema e arrivò a nuovi elementi: 
distanza 75,1 UA, periodo 650 anni, inclinazione 40 gradi, magnitudine intorno a 
10. Dopo infruttuose ricerche fotografiche, nel 1959 egli riesaminò il tutto 
ancora una volta, giungendo a nuovi elementi (distanza media 77 UA, periodo 
675,7 anni, inclinazione 38 gradi, eccentricità 0,07), che facevano pensare ad 
un pianeta diverso dal "Trans-Plutone" di Sevin, ma sotto certi aspetti simile 
all'ultimo Pianeta P di Pickering. Tuttavia, tale pianeta non fu mai trovato. 
Anche la Cometa di Halley è stata usata come "sonda" per pianeti al di là di 
Plutone. Nel 1942, R.S. Richardson trovò che un pianeta di dimensioni terrestri 
a 36,2 UA, ovvero a 1 UA oltre l'afelio della Halley, avrebbe ritardato il 
passaggio della cometa al perielio in modo tale da renderlo più conforme alle 
osservazioni. Effetto analogo avrebbe avuto un pianeta di 0,1 masse terrestri a 
35,3 UA. Nel 1972, Brady predisse l'esistenza di un pianeta a 59,9 UA, con 
periodo 464 anni, eccentricità 0,07, inclinazione 120 gradi (cioè su un'orbita 
retrograda), magnitudine 13-14, dimensioni pari a quelle di Saturno. Questo 
pianeta avrebbe sensibilmente ritardato i vari ritorni della Cometa di Halley 
fin dal passaggio al perielio del 1456. Si compirono ricerche anche di questo 
pianeta gigante, ma non si trovò mai nulla. 
Negli anni '70, Tom van Flandern esaminò le posizioni di Urano e Nettuno. 
L'orbita calcolata per Nettuno collimava con le osservazioni solo per alcuni 
anni, ma poi cominciava a discostarsene. L'orbita di Urano, invece, coincideva 
con le osservazioni per una rivoluzione, ma non per le rivoluzioni precedenti. 
Nel 1976 Tom van Flandern si convinse che c'era un decimo pianeta. Dopo che nel 
1978 la scoperta di Caronte ebbe dimostrato che la massa di Plutone era molto 
inferiore alle aspettative, van Flandern persuase il suo collega Robert S. 
Harrington dell'esistenza di questo decimo pianeta. Essi cominciarono così a 
collaborare al fine di studiare il sistema satellitare di Nettuno. Ben presto le 
loro opinioni cominciarono a divergere. Van Flandern pensava che che il decimo 
pianeta si situasse al di là di Nettuno, mentre Harrington riteneva che fosse 
tra le orbite di Urano e Nettuno. Van Flandern ritenne di aver bisogno di 
ulteriori dati, come ad esempio una massa maggiore di Nettuno rilevata dal 
Voyager 2. Harrington cominciò la ricerca del pianeta nel 1979: nel 1987 non 
aveva ancora trovato alcun pianeta. Van Flandern e Harrington ipotizzarono che 
il decimo pianeta potesse trovarsi vicino all'afelio in un'orbita molto 
ellittica. Se il pianeta è scuro, suggerì Van Flandern, 
potrebbe avere una magnitudine 16-17. 
Nel 1987, Whitmire e Matese suggerirono un decimo pianeta a 80 UA, con un 
periodo di 700 anni e un'inclinazione di 45 gradi, come alternativa alla loro 
ipotesi di "Nemesis". Tuttavia, secondo Eugene M. Shoemaker, questo pianeta non 
avrebbe potuto causare quelle piogge meteoriche che Whitmire e Matese ipotizzano. 
Nel 1987, John Anderson del JPL esaminò i movimenti delle sonde Pioneer 10 e 
Pioneer 11, per vedere se potesse essere trovata qualche deviazione dovuta a 
forze gravitazionali di origine sconosciuta. Non ne trovò nessuna: ma da ciò 
Anderson concluse che molto probabilmente esisteva un decimo pianeta! Il JPL 
aveva escluso dalle sue effemeridi le osservazioni di Urano anteriori al 1910: 
tuttavia Anderson si fidò anche di queste antiche osservazioni. Anderson 
ipotizzò che il decimo pianeta dovesse avere un'orbita molto ellittica, che lo 
portava tanto lontano da renderlo invisibile, ma che periodicamente lo faceva 
venire abbastanza vicino perché disturbasse il cammino dei pianeti esterni. Egli 
suggerì una massa pari a 5 masse terrestri, un periodo orbitale di 700-1000 anni 
e un'orbita molto inclinata. Le perturbazioni sui pianeti esterni non verrebbero 
rilevate ancora fino al 2600: Anderson sperava che i due Voyager avrebbero 
contribuito a stabilire la posizione di questo pianeta. 
Anche Conley Powell, del JPL, analizzò i movimenti planetari. Egli trovò che 
le osservazioni di Urano collimavano molto meglio con i calcoli dopo il 1910 che 
prima. Powell suggerì un pianeta con 2,9 masse terrestri a 60,8 UA dal Sole, un 
periodo di 494 anni, un'inclinazione di 8,3 gradi e soltanto una piccola 
eccentricità. Powell notò che questo periodo era all'incirca il doppio di quello 
di Plutone e il triplo di quello di Nettuno, ipotizzando quindi che il pianeta 
avesse un'orbita stabilizzata da una reciproca risonanza con i suoi vicini, 
malgrado la loro grande distanza. La soluzione vedeva il pianeta nei Gemelli, 
anche più luminoso di Plutone al momento della sua scoperta. Nel 1987 il Lowell 
Observatory svolse una ricerca per il pianeta di Powell: nulla venne trovato. 
Powell riesaminò la sua ipotesi e rivide gli elementi: 0,87 masse terrestri, 
distanza 39,8 UA, periodo 251 anni, eccentricità 0,26; cioè un'orbita molto 
simile a quella di Plutone! Attualmente il nuovo pianeta di Powell doovrebbe 
essere nel Leone, con magnitudine 12, sebbene Powell pensi che sia prematuro 
mettersi a cercarlo, giacché ha bisogno di esaminare ulteriori dati al riguardo. 
Sebbene non si sia mai trovato alcun pianeta trans-plutoniano, si focalizzò 
l'attenzione sulle regioni esterne del sistema solare. L'asteroide stravagante 
Hidalgo, che si muove su un'orbita tra Giove e Saturno, è già stato menzionato. 
Negli anni tra il 1977 e il 1984, Charles Kowal svolse una nuova ricerca 
sistematica di corpi non ancora scoperti nel sistema solare, utilizzando il 
telescopio Schmidt da 48 pollici del Palomar Observatory. Nell'ottobre 1987 egli 
trovò l'asteroide 1977 UB, poi chiamato Chirone, ad una distanza media di 13,7 
UA, con un periodo di 50,7 anni, eccentricità 0,3786, inclinazione 6,923 gradi, 
diametro 50 km circa. Nel corso della sua ricerca, Kowal trovò anche 5 comete e 
15 asteroidi, compreso Chirone, l'asteroide più distante che si conoscesse 
quando venne scoperto. Egli ritrovò inoltre 4 comete e un asteroide di cui si 
erano perse le tracce. Kowal non trovò un decimo pianeta e concluse che non 
c'era alcun pianeta sconosciuto più luminoso della ventesima magnitudine 
entro 3 gradi dall'eclittica. 
All'inizio Chirone venne annunciato come "decimo pianeta", ma poi fu 
immediatamente designato come asteroide. Ma Kowal aveva il sospetto che potesse 
essere molto simile ad una cometa: in effetti in seguito esso sviluppò una breve 
coda cometaria! Nel 1995 Chirone è stato classificato anche come cometa: è 
certamente la cometa più grande che conosciamo. 
Nel 1992 venne trovato un asteroide ancora più distante: Pholus. In seguito, 
sempre nel 1992, si scoprì un asteroide esterno all'orbita di Plutone, seguito 
da altri cinque asteroidi trans-plutoniani nel 1993 e da almeno una dozzina nel 1994! 
Nel frattempo, le sonde Pioneer 10 e 11 e Voyager 1 e 2 sono giunte fuori dal 
sistema solare e hanno potuto essere usate anche come "sonde" per rilevare forze 
gravitazionali provenienti da pianeti sconosciuti: non si è trovato niente. I 
Voyager hanno anche misurato più accuratamente le masse dei pianeti esterni: e 
quando queste masse aggiornate sono state inserite nelle formule matematiche del 
sistema solare, le imprecisioni della posizione dei pianeti esterni è finalmente 
scomparsa. Sembra dunque che la ricerca del "Pianeta X" sia giunta al termine. 
Non c'era nessun "Pianeta X", ma invece si è trovata una cintura di asteroidi 
esterna rispetto a Nettuno e Plutone! Gli asteroidi esterni all'orbita di Giove 
che erano noti nell'agosto 1993 sono questi: 
Asteroide    a                    e           Incl        Nodo     Perielio   Ang med   Periodo  Nome
                    UA               gradi      gradi       gradi       gradi       gradi           anni
 944        5,79853     0,658236  42,5914  21,6567   56,8478    60,1911    14,0     Hidalgo
2060      13,74883    0,384822  6,9275    209,3969  339,2884  342,1686   51,0    Chiron
5145      20,44311    0,575008  24,6871  119,3877  354,9451   7,1792     92,4    Pholus
5335      11,89073    0,866990  61,8583  314,1316  191,3015   23,3556    41,0    1991DA
1992QB1 43,8293    0,087611  2,2128    359,4129  44,0135    324,1086   290     "Smiley"
1993FW  43,9311     0,04066    7,745     187,914    359,501    0,4259      291     "Karla"
 Epoca:  1993-08-01,0  TT
 Nel novembre 1994 si conoscevano questi asteroidi trans-nettuniani: 
Oggetto    a        e      incl    R Mag   Diam    Data di     Scopritori  
               UA          gradi                   km     scoperta
1992 QB1  43,9  0,070   2,2     22,8    283     1992 Ago  Jewitt & Luu
1993 FW   43,9  0,047   7,7     22,8    286     1993 Mar  Jewitt & Luu
1993 RO   39,3  0,198   3,7     23,2    139     1993 Set  Jewitt & Luu
1993 RP   39,3  0,114   2,6     24,5     96      1993 Set  Jewitt & Luu
1993 SB   39,4  0,321   1,9     22,7    188     1993 Set  Williams et al.
1993 SC   39,5  0,185   5,2     21,7    319     1993 Set  Williams et al.
1994 ES2  45,3  0,012   1,0     24,3    159     1994 Mar  Jewitt & Luu
1994 EV3  43,1  0,043   1,6     23,3    267     1994 Mar  Jewitt & Luu
1994 GV9  42,2  0,000   0,1     23,1    264     1994 Apr  Jewitt & Luu
1994 JQ1  43,3  0,000   3,8     22,4    382     1994 Mag  Irwin et al.
1994 JR1  39,4  0,118   3,8     22,9    238     1994 Mag  Irwin et al.
1994 JS   39,4  0,081   14,6    22,4    263     1994 Mag  Luu & Jewitt 
1994 JV   39,5  0,125   16,5    22,4    254     1994 Mag  Jewitt & Luu 
1994 TB   31,7  0,000   10,2    21,5    258     1994 Ott  Jewitt & Chen
1994 TG   42,3  0,000   6,8     23,0    232     1994 Ott  Chen et al.
1994 TG2  41,5  0,000   3,9     24,0    141     1994 Ott  Hainaut 
1994 TH   40,9  0,000   16,1    23,0    217     1994 Ott  Jewitt et al.
1994 VK8  43,5  0,000   1,4     22,5    273     1994 Nov  Fitzwilliams et al.
Il diametro è in km ed è basato sulla magnitudine e sulla stima dell'albedo.
I corpi trans-nettuniani sembrano formare due gruppi. Il primo, composto da 
Plutone, 1993 SC, 1993 SB e 1993 RO, ha orbite eccentriche e una risonanza di 
3:2 con Nettuno. Il secondo, che comprende 1992 QB1 e 1993 FW, 
è leggermente più esterno ed ha una minore eccentricità. 

Nemesis, la stella compagna del Sole, 1983
oggi
Supponete che il nostro Sole non sia solo, ma abbia una stella compagna. 
Supponete che questa stella si muova su un'orbita ellittica, che faccia variare 
la sua distanza dal Sole tra 90.000 UA (1,4 anni luce) e 20.000 UA, con un 
periodo di 30 milioni di anni. Supponete anche che questa stella sia scura o 
tutt'al più molto fioca, e che a causa di ciò non l'abbiamo ancora notata. 
Tutto questo vorrebbe dire che ogni 30 milioni di anni questa ipotetica 
compagna del Sole passa attraverso la nube di Oort (un ammasso di proto-comete 
situato ad una grande distanza dal Sole). Durante tale passaggio le proto-comete 
della nube di Oort sarebbero scagliate intorno: alcune decine di migliaia di 
anni dopo, qui sulla Terra dovremmo notare un notevole aumento nel numero di 
comete che passano nel sistema solare interno. E se il numero delle comete 
aumenta, così aumenta il rischio che la Terra collida con 
il nucleo di una di queste comete. 
Esaminando le testimonianze geologiche della Terra, appare che all'incirca 
ogni 30 milioni di anni si è verificata una grande estinzione nelle forme 
viventi terrestri. La più conosciuta di queste estinzioni è naturalmente quella 
dei dinosauri, avvenuto all'incirca 75 milioni di anni fa. Secondo 
quest'ipotesi, tra circa 15 milioni di anni sarà tempo per 
la prossima estizione di massa. 
Questa ipotetica "compagna mortale" del Sole è stata suggerita nel 1985 da 
Daniel P. Whitmire e John J. Matese, dell'University of Southern Lousiana. Essa 
ha anche ricevuto un nome: Nemesis. La cosa strana dell'ipotesi di Nemesis è che 
non c'è alcuna prova dell'esistenza di una stella compagna del Sole. Non deve 
essere molto luminosa né molto massiccia: una stella molto più piccola e fioca 
del Sole dovrebbe andare bene, una nana bruna o nera (un corpo simile ad un 
pianeta, non abbastanza massiccio per iniziare a "bruciare idrogeno" come una 
stella). È possibile che questa stella sia già stata catalogata, senza che 
nessuno abbia notato nulla di particolare, vale a dire l'enorme moto apparente 
di questa stella rispetto allo sfondo delle stelle più distanti (cioè la sua 
parallasse). Se essa dovesse essere trovata, pochi dubiterebbero che sia la 
causa primaria delle periodiche estinzioni di massa sulla Terra. 
Ma questa è anche voglia di potenza mitica. Se un antropologo di una 
generazione precedente avesse sentito una storia simile, il dotto libro che ne 
sarebbe derivato avrebbe senza dubbio usato parole come 'primitiva' o 
'pre-scientifica'. Considerate questa storia: 
C'è un altro Sole nel cielo, un Sole Demonio che noi non possiamo vedere. 
Tanto tempo fa, ben prima del tempo della bisnonna, il Sole Demonio attaccò il 
nostro Sole. Le comete caddero e un terribile inverno dominò sulla Terra. 
Quasi tutta la vita venne distrutta. Il Sole Demonio aveva già attaccato molte 
volte in precedenza. Esso attaccherà ancora. 
 Questo spiega perché alcuni scienziati pensarono che la teoria di Nemesis 
fosse uno scherzo, quando ne sentirono parlare per la prima volta: un Sole 
invisibile che attacca la Terra con le comete fa pensare ad una fissazione o ad 
un mito. Ma ciò si merita un'ulteriore dose di scetticismo per questa ragione: 
l'uomo corre sempre il pericolo di ingannarsi. Ma anche se la teoria è 
ipotetica, essa è seria e rispettabile, poiché la sua idea principale può essere 
messa alla prova: trovate la stella ed esaminate le sue caratteristiche. 
Tuttavia, visto che il satellite IRAS ha svolto l'esame di tutto il cielo 
nell'infrarosso lontano senza trovare nessuna "Nemesis", l'esistenza di questa 
stella appare molto improbabile. 

Riferimenti 
Willy Ley: "Watcher's of the skies", The Viking Press NY,1963,1966,1969 
William Graves Hoyt: "Planet X and Pluto", The University of Arizona Press 1980, 
ISBN 0-8165-0684-1, 0-8165-0664-7 pbk. 
Carl Sagan, Ann Druyan: "Comet", Michael Joseph Ltd, 1985, ISBN 0-7181-2631-9 
Mark Littman: "Planets Beyond - discovering the outer solar system", John Wiley 
1988, ISBN 0-471-61128-X 
Tom van Flandern: "Dark Matter, Missing Planets & New Comets. Paradoxes 
resolved, origins illuminated", North Atlantic Books 1993, ISBN 1-55643-155-4 
Joseph Ashbrook: "The many moons of Dr Waltemath", Sky and Telescope, Vol 28, 
Oct 1964, p 218, anche a p 97-99 di "The Astronomical Scrapbook" by Joseph 
Ashbrook, SKy Publ. Corp. 1984, ISBN 0-933346-24-7 
Delphine Jay: "The Lilith Ephemeris", American Federation of Astrologers 1983, 
ISBN 0-86690-255-4 
William R. Corliss: "Mysterious Universe: A handbook of astronomical anomalies", 
Sourcebook Project 1979, ISBN 0-915554-05-4: p 45-71 "The intramercurial 
planet", p 82-84 "Mercury's moon that wasn't", p 136-143 "Neith, the lost 
satellite of Venus", p 146-157 "Other moons of the Earth", p 423-427 "The Moons 
of Mars", p 464 "A ring around Jupiter?", p 500-526 "Enigmatic objects" 
Richard Baum & William Sheehan: "In Search of Planet Vulcan" Plenum Press, New 
York, 1997 ISBN 0-306-45567-6 , QB605.2.B38 
Fine della terza ed ultima parte

 




G. Arcibalbo al sette dicembre duemilauno