Giove, il mito, gli anelli - Terzo atto

Guardate un'animazione dei quattro satelliti galileani intorno a Giove (Gif da 62 kb - Click on)

Questo qui sopra invece è un ipotetico panorama su Giove...

Mitologia:
Zeus, che i Romani identificarono poi col loro Giove, era il più eccelso dio dell’Olimpo, anzi il re degli dèi
e il potentissimo signore del mondo. Oltre che presso i Romani, il suo nome e il suo culto hanno riscontro
in parecchi popoli della comune stirpe indoeuropea, come gli Indiani (Dyauspitar), gli Illiri (Deipatyros)
e i Germani (Tyr). All’origine Zeus fu la personificazione dell’elemento luminoso:
dimorando sulla vetta dell’Olimpo, al di sopra delle nubi, il cielo era la sua vera sede e tutti i fenomeni
che apparivano nel cielo erano opera sua; era lui che risplendeva di pura luce nell’azzurro terso
di quel bel mattino di primavera. Successivamente divenne il nume supremo, il padre e il sovrano
temuto dall’infinita varietà di dei e il regolatore onnipresente delle alterne vicende del mondo fisico
e delle attività dei mortali: era lui che mandava la neve, la pioggia, la grandine, la brina e nelle belle
notti stellate dell’estate, la rugiada che vivificava le erbe e i fiori. Concepito come sommo reggitore
del mondo, veniva venerato sulle sommità dei monti e invocato a garanzia dei patti, giuramenti,
confini, leggi, ecc., insomma di tutto ciò che contribuiva a instaurare e a mantenere l’ordine civile.
Le città latine lo assunsero a simbolo e garanzia dell’unità politica confederale.
Esso era il dio del mondo e salvaguardava il diritto delle genti. I romani, con una determinante
svolta politico - religiosa, che cominciò a manifestarsi verso, la fine del secolo VI a.C., vollero
identificare il proprio ordine civico con l’ordine universale del dio, facendone la propria divinità poliade
ed erigendogli sul Campidoglio un tempio in cui venne venerato con i titoli di Ottimo e Massimo.
Sebbene i suoi poteri possano sembrare smisurati, essi tuttavia non erano infiniti: anche Zeus non
poteva mutare i voleri imperscrutabili del Fato, di questa tenebrosa e misteriosa divinità che non
aveva forma e che nessuno aveva mai veduta. Zeus, che dominava sull’Universo, doveva
naturalmente conoscere il futuro come il passato, e perciò egli era anche il dio dei vaticini.
Gli attributi di Zeus erano l’aquila, lo scettro, la folgore. Il dio veniva raffigurato assiso su un trono,
col viso maestoso e sereno, circondato da una chioma folta e ricciuta, come la criniera di un leone
e dalla barba piena e riccioluta anch’essa ; alta e spaziosa la fronte, sottili le labbra, infossati gli
occhi, grandi, espressivi, benevoli.
Egli sedeva sul trono in cima sulla montagna sacra con un fulmine in una mano e l’asta della vita
nell’altra. In questa posizione, egli è, in un personaggio divino, il Creatore (asta della vita),
il Preservatore (la montagna ) e il Distruttore (il fulmine). In onore di Zeus si celebravano in Olimpia
le feste nazionali dei Giochi Olimpici, che ricorrevano ogni quattro anni e a cui partecipavano i Greci
di tutte le stirpi . A Roma Giove veniva celebrato con i Giochi Capitolini e , sul monte Albano,
con una festa speciale, detta Ferie Latine, quale protettore della confederazione latina.La complessa
e preminente divinità di Zeus favorì una grande fioritura di miti sulla sua origine e sulle sue vicende.
Lo si immaginò figlio di Crono e Rea, sottratto dalla madre alla crudeltà del padre, che divorava i figli
appena nati perché non gli togliessero il potere e allevato di nascosto in una grotta del monte Ida
in Creta dalla ninfa Adrastea con il latte della capra Amaltea, mentre lo strepito dei Cureti danzanti
copriva i suoi vagiti. Fattosi adulto, spodestò il padre e si insediò a suo posto sull’Olimpo,
che difese vittoriosamente dai Titani e dai Giganti.
Sposò Hera e molteplici leggende lo facevano protagonista di fugaci ma prolifiche avventure d’amore
con altre dèe e con donne mortali; a queste ultime si unì sotto sembianze diverse e spesso di animale:
trasformato in uomo con Semele, come pioggia d’oro con Danae, con l’aspetto del marito con Alcmena,
sotto forma di toro con Europa, di cigno con Leda. Dal matrimonio con Hera nacquero quattro figli:
Ebe, Ilizia, Ares, Omarte e Vulcano. Onarato in tutta l’Ellade con molteplici feste solenni
(in Atene con le bufonie, con le diasie, con le olimpie) nel corso dei secoli, sulla scorta della
rappresentazione abbozzata da Eschilo e Pindaro, assunse via via un carattere monoteistico,
che appare ben definito nell’inno a lui dedicato dallo stoico Pleante. Le più antiche rappresentazioni
del dio sembra siano da riconoscere in statuette di guerriero dai gesti enfatici e minacciosi,
rivenute presso i grandi centri arcaici del culto, quali i saturnari di Dodona e di Olimpia .
Zeus appare spasso rappresentato accanto ad Era, in occasione delle nozze sacre, e più tardi,
a partire dal VI secolo a.C., in lotta con i giganti, armato di folgore sul carro di combattimento.
Numerose rappresentazioni lo ritraggono nel concilio degli dei o nel momento della nascita di Atena;
in seguito la sua figura, barbata e stante, si distacca progressivamente dalle altre divinità
per assumere atteggiamenti solenni, di potente distacco e di olimpica serenità.


Riepilogo delle caratteristiche di Giove :

Massa reciproca (a) 1.047,355 - Massa (b) (Terra=1) 317,938
Massa (b) g=1,900×1030 - Raggio equatoriale (f) (Terra=1) 11,209
Raggio equatoriale (f) (km) 71.541 - Ellitticità (c) 0,0649
Densità media (g/cm3) 1,33 - Gravità equatoriale di superficie (m/s2) 22,88
Velocità di fuga equatoriale (km/s) 59,6 - Periodo di rotazione siderale all'equatore 9,841 ore
periodo di rotazione interna 9,925 ore - Inclinazione dell' (e- equatore sull'orbita) 3°,12

a) La massa del Sole divisa per la massa del pianeta (includendo la sua atmosfera e i satelliti).
b) Esclusa la massa dei satelliti.
c) L'ellitticità è (Re-Rp)/Re, dove Re e Rp sono i raggi equatoriale e polare del pianeta, rispettivamente.
f) Dato che i pianeti esterni non hanno superfici solide, questi sono i raggi al livello di pressione
di 1-bar nelle loro atmosfere.

Come asservarlo:

Con un binocolo, o un piccolo telescopio, è possibile vedere che Giove è un piccolo disco.
E'anche possibile vedere i quattro piccoli satelliti scoperti da Galileo Galilei nel 1610.
Quella scoperta fornì la prova lampante degli insegnamenti di Galileo; cioè che la Terra non era al
centro dell'universo. Le “lune” di Giove sono state viste orbitare attorno a quest'ultimo, e così non
tutti gli oggetti nel cielo orbitano attorno alla Terra. Queste sono le quattro grandi delle sedici della
famiglia di Giove. I diametri di Io, Europa, Ganimede e Callisto si estendono tra i 3000 e i 5000 Km,
mentre tra i più piccoli , Leda ha un diamtro di soli 10 Km, e, il quinto più grande,
Amalthea neanche 300 Km. I nomi di tutti i satelliti di Giove vengono da mitologici appassionati
di Giove, eccetto Amalthea.

Gli anelli:



L'anello principale di Giove/Alone dell'anello
Questo mosaico di quattro fotografie, prese attraverso un filtro chiaro (610 nanometri) dal sistema
di elaborazione delle immagini a stato solido (CCD) l'8 Novembre del 1996, ha una risoluzione
di 46 chilometri (28,5 miglia) per pixel. Dato che la sonda si trovava ad un'angolazione di soli 0,5
gradi al di sopra del piano contenente l'anello, l'immagine è fortemente distorta in direzione verticale.
Una nebbia indistinta di particelle fluttuanti è ben visibile sia sopra che sotto l'anello principale:
tale 'alone' diffuso è inusuale negli anelli planetari e probabilmente è originato dall'azione di un campo
elettromagnetico che spinge i granelli più piccoli al di fuori dell'anello. A causa dell'ombra, l'alone non è
visibile nella parte bassa della figura. Per accentuare i contorni della nebbia di particelle, nell'immagine
in basso, sono state impiegate differenti luminosità per ogni colore; i particolari più brillanti sono
bianchi o gialli, mentre quelli più indistinti sono viola.
Crediti: NASA/JP



Anelli di Giove
Gli anelli di Giove appaiono luminosi in questa immagine, presa dal Voyager 2 in avvicinamento
al pianeta; piccole particelle negli anelli diffondono la luce solare, facendoli apparire brillanti.
La luminosità del contorno di Giove è causata dallo stesso fenomeno.



Fine del 3° atto

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Nella quarta ed ultima parte si parlerà esclusivamente del grande sistema satellitare gioviano.

G. Arcibalbo al due di marzo del duemiladue